GIROTONDI
LOGLINE
Una regista scrittura cinque attori di parti del mondo diverse, legati all’Italia per motivi diversi, che recitano in italiano, a cui propone una nuova messinscena del GIROTONDO di A. Schnitzler, con l’intenzione di mettere a confronto culture diverse, facendo emergere in ognuno di loro una riflessione sulla libertà sessuale e l’identità.
SINOSSI
Una nota attrice Croata, Tihana Lazovic, sta camminando in una strada al centro di Milano. Lei raggiunge l’ingresso dello storico teatro Litta ed entra.
Tihana è stata scritturata per partecipare a uno spettacolo di teatro insieme ad altri quattro attori: Yoon C. Joyce, un ragazzo Sud Coreano che è stato adottato da una famiglia italiana all’età di tre mesi, Barbara Clara, una ragazza nata in Venezuela, che da qualche anno è tornata a vivere in Italia, Ivan Senin, un ragazzo russo che, dopo essere arrivato in Italia a sedici anni, è rimasto a vivere qui quando il padre è tornato in Russia, e Vladimir Aleksic, un ragazzo Serbo, che ha lavorato per molto tempo in teatro in Italia con un gruppo italiano.
E’ lui che Tihana incontra per primo, mentre aspetta sul palcoscenico di cominciare le prove. E’ la prima volta che loro s’incontrano, si presentano e cominciano a parlare, Vladimir in italiano, e Tihana in inglese, perché, come gli spiega, c’è qualcosa che le impedisce di parlare da subito in italiano, nonostante sua madre insegni italiano e da sempre sia circondata dall’ Italia…
Poco per volta arrivano anche gli altri, loro si presentano: Barbara e Ivàn sono gli unici che si conoscono, entrambe hanno vissuto a Milano e hanno già lavorato insieme, Yoon li ha appena conosciuti, anche se viene da Bergamo dove vive la sua famiglia adottiva. Loro cominciano le prime prove a tavolino, diretti dalla regista, che di tanto in tanto interviene dalla platea.
Da qui, come nel testo di Schnitzler, seguiamo i nostri attori singolarmente o a coppie in una sorta di passaggio di testimone fra l’uno e l’altro.
La prova di teatro dissolve nei luoghi dove loro vivono, alternando la finzione della messinscena alla realtà della loro vita. E i loro incontri diventano occasioni per scoprire lati di loro inespressi, lasciati da parte sul palcoscenico.
E il risultato di questa singolare messa in scena viene a poco a poco scoprendosi per essere in definitiva proprio quello di superare attraverso il teatro, un po’ come in una seduta d’analisi, le diverse problematiche legate alla vita di ciascuno di loro.
Ed è grazie alla capacità che il teatro ha di tirare fuori da ognuno di loro il loro io più profondo che si fa strada questa nuova messinscena fino al debutto finale dello spettacolo in cui vediamo tutti e cinque i nostri attori prendere gli applausi in palcoscenico.
E mentre l’immagine dissolve lentamente a nero, la regista si concede l’aggiunta di una voce che risuona nel teatro a chiudere lo spettacolo in un finale onirico.
NOTE DI REGIA
E’ un testo particolare “Girotondo”, che racconta la storia di cinque coppie che si alternano in dieci scene di seduzione. Un testo di teatro degli inizi del novecento, che fece scandalo all’epoca e la cui rappresentazione fu vietata per anni. Un testo che oggi dovrebbe far sorridere per il sarcasmo e l’ironia, ma soprattutto per la lontananza con certi schemi di attrazione e seduzione fra uomo e donna. Ma non è così. Già dalle prime prove, cercando di adattare a se stessi dei ruoli che risentono troppo dell’età del testo, emergono delle somiglianze con l’oggi: denaro, potere, convenienza, prevaricazione, assenza di partecipazione emotiva fanno parte ancora dei rapporti fra uomo e donna. Alcuni di loro si spingono oltre, immaginano cosa potrebbe succedere al “soldato” o al “conte” o alla “ragazzina” dopo l’atto sessuale consumato.
E’ un progetto interculturale che intreccia storie e problematiche di ragazzi che arrivano in Italia da paesi diversi. Gli interpreti che partecipano a questa messinscena hanno tutti problematiche legate alla contemporaneità, che la regia declina attraverso scene che scavano all’interno di ciascuna storia, sia essa di immigrazione, di adozione o di memoria di guerra, fino a restituirci un affresco intimo e particolare degli ultimi anni della nostra Storia.
Ma è il tema dell’identità e della libertà sessuale oggi che diventa fulcro del progetto, un tema di cui la cronaca si occupa, toccando aspetti che degenerano in casi di follia, ma che è anche oggetto di un confronto quotidiano in cui si va registrando un progressivo allontanamento tra la figura maschile e quella femminile. Ci si domanda allora chi sia un transgender, e se l’omosessualità sia accettata o sia vissuta ancora con sospetto e discriminazione, fino a ragionare sui fenomeni di stalker o sulle degenerazioni del porno revenge, in una casistica che in effetti ha poco del concetto di libertà che ci si potrebbe aspettare più di un secolo dopo il testo di Schnitzler.
Ed è principalmente seguendo il work in progress di quello che avviene nella realtà, insieme ad un accurato lavoro di preparazione con gli interpreti e di studio delle loro problematiche, che il film documentario vivrà in una costruzione drammaturgica vicina a quella di un film di finzione, capace di rendere la storia di facile immedesimazione.
In questo gioco tra finizione e realtà che è la cifra di regia del progetto, anche la fotografia e il linguaggio delle riprese sorprenderanno per il carattere sofisticato al passo con le novità tecnologiche atte a generare un coinvolgimento nel racconto.
Ed è partendo dallo storico teatro Litta di Milano che gli attori dopo le prove si troveranno a vivere la realtà di una città con tutte le sue innovazioni strutturali e architettoniche, una città che finisce per trasformarsi in un grande teatro all’aperto dove gli attori si passano il testimone come nel Girotondo di Schnitzler.